Sindrome da Fatica Cronica (CFS/ME)
Si celebra ogni anno il 12 maggio la Giornata Mondiale della Sindrome da Fatica Cronica o Encefalomielite mialgica, per condividere sul piano sociale un pensiero di solidarietà verso gli ammalati che quotidianamente si devono confrontare con una malattia così fortemente debilitante.
La patologia, meglio conosciuta come CFS, è una patologia riconosciuta dall’OMS (Organizzazione Mondiale di Sanità) che, nel 2014, ha visto la pubblicazione del primo documento italiano d’indirizzo, a cura di AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari di Base).

La sindrome da fatica cronica anche detta CFS è una patologia debilitante caratterizzata dalla stanchezza importante non spiegabile. Tale patologia è in grado di influenzare tutte le attività di vita giornaliere con un impatto negativo sulla qualità di vita del paziente.

Le persone affette da questa patologia hanno disturbi del sonno (qualità e durata), soffrono di frequenti cefalee, dolori diffusi soprattutto a carico delle articolazioni e dei muscoli, mal di gola ricorrenti e problemi di concentrazione e della memoria.
L’intensità ed il tipo di sintomi possono variare da paziente a paziente, anche da giorno a giorno, ma in genere sono riconducibili a stanchezza estrema che dura per un periodo di almeno sei mesi.
Nelle situazioni migliori i sintomi possono essere lievi da consentire l’esecuzione delle normali attività giornaliere, ma nei momenti culmine i pazienti possono avere difficoltà ad alzarsi dal letto. La sensazione di spossatezza non migliora con il riposo e normalmente tende a peggiorare con il lavoro mnemonico/intellettuale.
La CFS è diffusa a livello mondiale e può interessare tutti senza preferenza di sesso, età o etnia. Si registra tuttavia che è più frequente nelle donne che negli uomini, nella fascia di età che va da i 40 ed i 50 anni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha introdotta nella lista delle patologie neurologiche, tuttavia in Italia è poco conosciuta e dibattuta in ambito professionale. Si stima che colpisca circa 300000 italiani.
L’eziologia della CFS non è nota, tuttavia molti studiosi ritengono che sia una patologia multifattoriale, e tra le possibili cause identificano:
Infezioni virali, soprattutto riconducibile all’EBV anche se non dimostrato;
Deficit immunitari causati da traumi, stress ed allergie;
Deficit nutrizionali, intolleranze;
Ipotensione con sincopi frequenti;
Disturbi endocrini come quelli a carico dell’asse ipotalamo ipofisi surrene.
Inoltre i ricercatori hanno osservato una predisposizione alla patologia su base ereditaria ma qualche scettico pensa che non si tratti di una singola patologia ma di un gruppo di patologie con caratteristiche simili.
Le persone affette da CFS sono in grado, durante l’anamnesi di caratterizzare la tempistica di insorgenza dei sintomi e come questi hanno degradato la propria qualità di vita. In un’alta percentuale dei casi, 75%, la malattia sembra preceduta da sintomi simil influenzali, mentre nella restante parte dei casi i pazienti caratterizzano la sua insorgenza dopo periodi di stress psicologici importanti.

Numerose sono le patologie o condizioni cliniche anche temporanee in grado di mimare i sintomi della CFS, come ad esempio: ipotiroidismo, mononucleosi, disordini psichici, disturbi dell’alimentazione, cancro, patologie autoimmuni, infezioni, uso di alcool o droghe, reazioni avverse a farmaci, deprivazione del sonno, etc.
Ad oggi non esiste un singolo test in grado di diagnosticare questa patologia, anche se esistono una serie di segni e sintomi che se presenti, consentono di individuarla.
Purtroppo, non esistono cure specifiche per la CFS, ma solo trattamenti atti alla riduzione dei sintomi ed indicazioni riguardanti variazioni nello stile di vita.
Le terapie più comuni sono:
Terapia comportamentale cognitiva;
Tecniche di rilassamento e gestione del sonno;
Tecniche di rilassamento e gestione dello stress;
Farmaci analgesici;
Farmaci antipiretici;
Farmaci ansiolitici;
Farmaci antidepressivi
Molte persone affette da CFS mostrano dei miglioramenti nel corso del tempo, sebbene la malattia possa persistere per anni o per tutta la vita. Per tale motivo il compito degli operatori sanitari è quello educare i propri pazienti a valutare e gestire bene i propri livelli di energia e quindi il tempo e le attività. Viene inoltre consigliata una sana alimentazione ed una attività fisica moderata al fine di mantenere trofismo muscolare e migliorare i livelli di umore.
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