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Un po' di storia sui vaccini

Aggiornamento: 21 gen 2022

Fin dai tempi della Peste ad Atene nel 430 a.C. i medici, si accorsero, che le persone guarite dalla Peste, non si riammalavano, o se ciò avveniva, avveniva in forma lieve.




Nel XVIII secolo la variolizzazione, metodo di protezione dal Vaiolo consistente nell’inoculazione, nel soggetto da immunizzare di materiale prelevato da lezioni vaiolose, era diffusa, oltre che in Cina ed India, anche nell'Impero Ottomano e, solamente più tardi, raggiunse l'Europa.


Tuttavia, la scoperta della vaccinazione si deve a Edward Jenner 1796, infatti era noto a quell'epoca, che i contadini britannici, contraevano il vaiolo bovino (cowpox), durante la mungitura delle vacche, una volta superata la malattia gli stessi non si ammalavano della variante umana (smallpox), che risultava essere molto più grave.

Jenner, seppe prendere l'opportunità, e nel maggio del 1796, prese il siero da una pustola, dalla figlia di un contadino, e la inietto in un bambino di 8 anni.

Dopo qualche mese, il bambino venne di nuovo inoculato con Vaiolo umano, ma al fanciullo non successe nulla, come lo stesso Jenner si aspettava. Questa situazione lo portò alla conclusione che nel corpo del bambino, qualcosa fosse cambiato, anche se non seppe dare una risposta scientifica su cosa fosse veramente accaduto.



Le ricerche di Jenner sulla vaccinazione, come tecnica di prevenzione del Vaiolo, posero le basi ai successivi studi sulla natura delle malattie infettive ed allo sviluppo dell’immunologia alla fine del XIX secolo.


Ripercorrendo la storia, nel 1880, Pasteur riuscì a vincere diverse infezioni batteriche come il colera, il carbonchio preparando i vaccini a partire dalle colture “indebolite” dei bacilli: a queste colture di batteri attenuati in laboratorio il ricercatore francese diede il nome di vaccini (da vacca, in onore della scoperta di Edward Jenner). I risultati più importanti furono ottenuti da Pasteur nello studio della rabbia usando per la prima volta un suo virus attenuato per ottenere l'immunità contro l'infezione.


In Italia le vaccinazioni furono introdotte verso la fine del 1800 sulla spinta delle esperienze acquisite in Europa con il vaccino del vaiolo e le ricerche sui batteri di Pasteur e Koch.


La prima vaccinazione ad essere introdotta fu quella del vaiolo grazie a Luigi Sacco, successivamente nel 1939 venne resa obbligatoria la vaccinazione antidifterica entro i primi due anni di vita.

I criteri ispiratori che hanno indirizzato gli interventi dell’autorità sanitaria fino al XXI secolo sono stati:

  • Disponibilità di un vaccino efficace e sicuro;

  • Situazione epidemiologica di rilevanza sanitaria e sociale della malattia da prevenire;


Sulla base di questi principi sono state poi introdotte, come programmi di immunizzazione universale le vaccinazioni contro la Difterite, Tetano, Poliomielite, Pertosse, Rosolia, Morbillo, Parotite, Epatite B, Haemophilus influenzae B.



Oggi la storia sembra ripetersi con l’introduzione della vaccinazione per il Sars-CoV-2.

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